Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me

 

filocalia o preghiera di Gesù,  chiamata anche "preghiera" o "azione spirituale"

 

La ripetizione più frequente possibile del nome di Gesù Cristo, associata alla preghiera del pubblicano (Lc 18,14) ed espressa tradizionalmente con questa formula:

«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me»
Aggiungono i russi «peccatore».

Antichissima tradizione, risale ai Padri del deserto, la sua essenza spirituale è "la discesa della mente nel cuore", giungendo, attraverso la purificazione del pensiero e la memoria costante di Gesù Cristo, all'illuminazione dell'uomo interiore attraverso la Grazia divina e la coscientizzazione dell'abitazione mistica in sé dello Spirito Santo.  

 

È una preghiera praticata soprattutto dai cristiani delle Chiese d’Oriente, ma ormai conosciuta anche in Occidente, grazie all’insegnamento di uomini spirituali e di numerosi testi che la presentano, la spiegano, tentano di insegnarla. Uno dei libri che più ha contribuito ad accostare l’Occidente a questa preghiera, sono gli anonimi Racconti di un pellegrino russo, che narrano il cammino spirituale di un viandante, un povero cristiano che cerca di capire come sia possibile adempiere l’invito di Paolo a “pregare incessantemente” (1Ts 5,17). Solo quando incontra un anziano monaco, uno starec che lo introduce alla vita interiore, il pellegrino comprende che “l’incessante preghiera interiore di Gesù è l’invocazione ininterrotta del divino Nome di Gesù Cristo, fatta con il cuore e la mente, nella consapevolezza della sua continua presenza e nell’implorazione della sua misericordia, in ogni nostra attività, in ogni luogo e in ogni momento. Essa si esprime con le parole: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Ecco la preghiera di Gesù: tutto qui! Poche parole ma densissime, una sintesi delle due invocazioni del cieco di Gerico a Gesù che passava (Lc 18,38) e del pubblicano nel tempio (Lc 18,13).

 

I padri del monachesimo interpretano le esortazioni del Nuovo Testamento a “pregare in ogni momento” (Lc 21,36), a “pregare sempre, senza stancarsi” (Lc 18,1), a “pregare incessantemente” (cf. 1Ts 5,17; Ef 6,18),

le forme più dirette ed avanzate di meditazione tibetana  (Mahamudra, Dzogchen)  

 

catechismo della chiesa cattolica 435: Il nome di Gesù è al centro della preghiera cristiana. Tutte le orazioni liturgiche terminano con la formula: « Per Dominum nostrum Iesum Christum... – Per il nostro Signore Gesù Cristo... ». L'« Ave, Maria » culmina con le parole: « E benedetto il frutto del tuo seno, Gesù ». La preghiera del cuore, consueta presso gli orientali e chiamata « preghiera di Gesù », dice: « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore ».

 

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nella parabola del fariseo e del pubblicano, parabola suggellata da Gesù con questo aforisma: "Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato". Lc 18,9-14

 Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:

 «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano.

 Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.

 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.

 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

 

Lc 18,13

 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.  

 

 Ð d telènhj makrÒqen ˜stëj oÙk ½qelen oÙd toÝj ÑfqalmoÝj ™p©rai e„j tÕn oÙranÒn, ¢ll' œtupten tÕ stÁqoj aÙtoà lšgwn, `O qeÒj, ƒl£sqht… moi tù ¡martwlù.

ho de telônês makrothen hestôs ouk êthelen oude tous ofthalmous eparai eis ton ouranon, all' etupten to stêthos autou legôn, Ho theos, hilasthêti moi tôi hamartôlôi.

 

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Lc 18,35-43

Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!». Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».

E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.

 

Lc 18,38

Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 

 

 kaˆ ™bÒhsen lšgwn, 'Ihsoà, uƒ Dau…d, ™lšhsÒn me

 

kai eboêsen legôn, Iêsou, huie Dauid, eleêson me.

 

 

 

 

 

 

 


per un approfondimento

http://digilander.libero.it/ortodossia/preghiera.htm

 

??

http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=2005

http://www-1.monasterodibose.it/conv2004/pres-ox.html

strano

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/dematteis.htm