"Come ricordo
voglio lasciare
i fiori della primavera,
il canto del cuculo d'estate
i colori dell'autunno."
Ryokan
LA LEPRE SULLA LUNA (maestro Ryokan, 1758-1831) (dal libro: Poesie di Ryokan. La Vita Felice) |
LA LEPRE NELLA LUNA (Luisa Zappa) (Album "La pulce d'acqua, 1971) |
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In un tempo lontano, una lepre e una scimmia fecero amicizia con una volpe. durante il giorno, giocavano nei campi, al tramonto del sole, tornavano nella foresta. In questo modo passarono gli anni, fino a quando il Re del Cielo, udito il fatto, per sapere la verità, in sembianza di vecchio, viene barcollando e disse agli animali: "Ho sentito che voi tre giocate assieme, pur essendo di specie diversa. Se questo è vero, salvate un vecchio che muore di fame." E gettato il bastone, si mise a riposare. "È molto semplice," risposero gli animali. Senza esitare, la scimmia tornò dal bosco vicino portando della frutta; la volpe con un pesce preso nel ruscello. Anche la lepre girò attorno, ma non trovò niente da offrire al vecchio. Disprezzata, soffriva, nel suo cuore. Infine, disse: "Tu, o scimmia, porta legna dal bosco; e tu, o volpe, accendi il fuoco." Avendo le due eseguito l'ordine, la lepre si gettò in mezzo al fuoco, offrendosi in dono al vecchio affamato. A questa vista, il vecchio levò gli occhi al cielo e si accasciò al suolo, in lacrime. Battendosi il petto, disse agli animali: "Tutti e tre, da buoni amici, avete agito bene. Ma la lepre mi ha commosso." Ripresa la forma di Re del Cielo raccolse dal fuoco i resti della lepre e li depose nel Tempio della Luna. Questa è la storia della lepre sulla luna, tramandata fino ad oggi. Quando la sento, la mia veste si bagna di lacrime. |
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Viveva già molto tempo fa la lepre con la volpe e la scimmia... non ricordo chi ne raccontò la storia, molti anni fa Per tutto il giorno giocavano felici su per colline e giù per i prati e a sera si stringevano vicini, per affrontare il buio della notte, Chissà chi me lo raccontò... Veniva per la stessa via un vecchio che a sè li chiamò: "Chi di voi tre mi aiuterà sarà da me premiato". Volpe e scimmia si diedero da fare, mentre la lepre continuava a giocare: correva per i prati spensierata e dai suoi stessi amici fu tradita. Chissà chi me lo raccontò... Davanti al cibo che gli fu servito il vecchio certo penso: "Povera lepre ti han tradita gli amici che tu amavi". Volpe e scimmia si guardavano stupite mentre la lepre col vecchio se ne andava da allora sempre gioca spensierata là in alto, nel palazzo della luna. viveva già, ma è tempo fa... la lepre con la volpe e la scimmia. non ricordo chi mi raccontò la storia, molti anni fa di come la lepre un giorno li lasciò e nella luna a vivere se ne andò: Correva per i prati spensierata e dai suoi stessi amici fu tradita. |
tsuki no usagi, in giapponese coniglio della luna. Secondo i nipponici, sulla luna si troverebbe un coniglio che ci protegge dall'alto e che è visibile nelle macchie presenti sulla superficie mentre batte il mochi nel pestello.
In Cina la lepre è l'essenza della Luna piena e negli abiti di cerimonia una
lepre è rappresentata nel disco lunare, intenta a pestare in un mortaio delle
erbe medicinali. La rappresentazione taoista pone la lepre all'ombra di un fico,
ma in Cina è la cassia che le fa ombra, perché la cassia ha quattro fasi come la
Luna. Questa raffigurazione della "lepre nella luna" appare nelle tradizioni
cinesi, europee, africane e indiane. Nella tradizione buddhista le leggende
narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato,
balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l'immagine
dell'animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio
con cui prepara un elisir di immortalità. Gli Indiani Algonchini adoravano la
Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra. Anche i Britanni associavano
la lepre alle divinità della luna e della caccia. Nell'antica Europa i Norvegesi
rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che
portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri
Sintesi della leggenda scritta dal maestro Ryokan, Monaco e poeta zen giapponese
vissuto a cavallo dei sec. XVIII-XIX d.C. (morto nel 1831). Discepolo e
successore di dharma del maestro Kokusen, abate del monastero Entsui-Ji di
Tamashima, iniziò un lungo peregrinare che lo portò nelle zone più sperdute del
Giappone, fino a che decise di ritirarsi sul monte Kugami, per praticarvi un
rigido ascetismo.
Si racconta che tanti anni fa sulla terra vivessero felicemente e in amicizia
una scimmia, una lepre e una volpe.
Un potente dio venne a conoscenza di questa grande amicizia tra animali così
diversi e decise di verificarla: avrebbe premiato tanta lealtà. Arrivato sulla
terra si presentò ai tre amici spacciandosi per un povero vecchio affamato. La
volpe e la scimmia, sperando in una ricompensa, si misero a raccogliere bacche e
verdure per sfamarlo, ma la lepre continuò a giocare spensierata, perché quella
era la sua natura.
Allora la scimmia e la volpe le dissero di raccogliere dei rametti per loro e di
ammucchiarli e accenderli. Lei li accontentò e i suoi amici la spinsero sul
fuoco e la servirono all'affamato vecchio che, colto da orrore per quel
tradimento pensò che l'unica davvero leale fra i tre fosse stata la lepre e,
come premio, la fece salire fino al palazzo della luna dove le fu resa la vita
che divenne eterna.
Con gli amici,
seduto nella risaia
davanti a casa,
contemplo per tutta la notte
una splendida luna
Senza più un briciolo di ambizione
lascio vagare la mia natura dove vuole.
Nella mia borsa vi è riso per dieci giorni
e, presso il focolare, una fascina di legna.
Chi ciancia di illusione o nirvana?
Dimenticando al contempo la polvere del nome e della fortuna,
ascoltando la pioggia notturna sul tetto della mia capanna,
siedo comodamente, con le gambe allungate.
ALLA SCODELLA DI MENDICANTE (maestro zen Ryokan, 1758-1831)
(dal libro: Poesie di Ryokan. La Vita Felice)
O mia scodella
di mendicante
tanto amata.
Da quando sono monaco,
ogni mattina,
ti porto nel petto,
ogni sera,
nelle palme delle mani.
Lungo tutti questi anni,
ti ho tenuta sempre con me.
Ma oggi, non so dove,
ti ho smarrita.
Non so stare fermo,
non riesco a riposare.
La mia mente
è agitata
come una canna.
Giro attorno,
alla ricerca,
come stella serale.
Mi dibatto
come una rana
nell'acquitrino.
Vago come nuvola
all'orizzonte,
dove cielo e terra
s'incontrano.
Continuo a cercare
nelle campagne
bagnate di rugiada,
stringendo il bastone
nelle mani.
Quando più non speravo
di ritrovarla,
un uomo me la portò,
dicendomi:
"Eccola qui,
la tua scodella
di mendicante."
Non so chi sia costui,
un angelo del cielo,
un'apparizione
vista in sogno.
Come sono felice
di aver ritrovato
la mia scodella
di mendicante!