Vanità di vanità,

Ogni cosa è vanità

Tutto il Mondo e ciò che ha,

Ogni cosa è vanità.

  

Se del Mondo i favor suoi

T'alzeran fin dove vuoi

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.!

  

Se regnassi ben mill'anni

Sano, lieto, senz'affanni,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Se tu avessi d'ogn'intorno

Mille servi, notte e giorno,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

 

 Se tu avessi più soldati

Che non ebbe Serse armati,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Se tu avessi ogni linguaggio,

E tenuto fossi saggio,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

 

Se starai con tutti gli agi,

Nelle ville. e ne' palagi,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

 

E se in feste, giuochi e canti

Passi i giorni tutti quanti,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità;

 

Sazia pur tutte tue voglie

Sano, allegro e senza doglie,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Dunque a Dio rivolgi il cuore,

Dona a lui tutto il tuo amore,

Questo mai non mancherà,

Tutto il resto è vanità.

  

Se godessi a tuo volere

Ogni brama, ogni piacere,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Se tu avessi ogni tesoro

Di ricchezze, argento ed oro.

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Se vivessi in questo mondo

Sempre lieto, ognor glocondo

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

 

Se lontan da pene e doglie

Sfogherai tutte tue voglie.

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Se qua giù starà Il tuo cuore

Giubilando a tutte l'ore,

Alla morte che sarà?

Ogni cosa è vanità.

  

Dunque frena le tue voglie,

Corri a Dio, che ognor t'accoglie,

Questo mai non mancherà,

Tutto il resto è vanità.

 

san Filippo Neri (Firenze, 1515 - Roma, 26 maggio 1595)

 

Questa è la lauda che realmente Filippo faceva cantare ai bambini del suo oratorio. Luisa ha rispettato molto il testo e Angelo lo spirito di quest'uomo particolarissimo.

 

A sua volta la lauda si ispira allo straordinario libro del Qoeleth dell'Antico Testamento:

 

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro mèta, i fiumi riprendono la loro marcia...


 

una delle sue poesie, ottima come ginnastica da fare appena svegli la mattina:

 

Chi non v’ha, Bernardino, amato et ama,

altro non ami, e se pur vuol amare,

ami ’l mal, non il bene: e ’l bene amare

lasci a chi non il mal, ma ’l ben sol ama.

 

Perché tutto quel ben, che di bon s’ama

e si puote, e a raggion si deve amare,

è tutto in voi. Dunque voi solo amare

deggio, non amand’io ’l mal che non s’ama.

 

Cosi spero, mercé di tal amare,

quel frutto accorre, amato da chi ama,

che quanto io v’amo, e voi m’habbiate a amare.

 

Anzi, s’è ver, com’è ver, che chi ama

si trasformi in l’amato; il vostro amare

voi l’amante farà, me quel che s’ama.

 


un'altra delle sue poesie, nelle ultime due strofe anticipa Leopardi di due secoli:

 

Amo, e non posso non amarvi, quando

resto cotanto vinto dal desio,

che ’l mio nel vostro, e ’l vostro amor nel mio;

anzi ch’io ’n voi, voi ’n me ci andiam cangiando.

 

E tempo ben saria veder il quando

ch’alfin io esca d’esto carcer rio,

di così folle e così cieco oblio,

dov’io mi trovo, e di me stesso in bando.

 

Ride la terra e ’l cielo e l’ora e i rami,

stan queti i venti, e son tranquille l’onde,

e ’l sol mai si lucente non apparse.

 

Cantan gli augelli: Chi dunc’è che non ami

e non gioisca? Io sol, che non risponde

la gioia alle mie forze inferme e scarse.

 

fonte: http://media.supereva.it/sanfilipponeri.freeweb