come si canta, in breve di Francesco Piro

indicazioni più specifiche per cantare il canto gregorianodi Giovanni Vianini

spiritualità del canto gregoriano di Giovanni Vanini

Marius Schneider di Francesco Piro

alle fonti del gregoriano: il canto nella Misnah e nel Talmud di Francesco Piro

Origine e sviluppo del Canto Gregoriano di Anselmo Susca
http://www.abbazialascala.it/engine/abbazia-la-scala/templates/storia-canto.asp?articleid=32&zoneid=23

 

 

come si canta:

Il gregoriano si canta a bassa voce, sul finire del verso il tono di voce va spegnendosi. Il canto deve essere leggero, legato e umile.

Il salmo o il cantico si ripartisce su quattro frasi o, se vogliamo, due frasi musicali ognuna divisa in due sottofrasi. Si canta la prima frase sulla prima nota, solo le ultime quattro sillabe ricevono melodia. Sui testi liturgici è segnato un asterisco, il punto appunto che conclude la prima frase. Quindi si canta la seconda, la terza e la quarta e si ricomincia. Vedi esempio sul salmo 62.

Se a fine verso si incontra una fletta † (o flexa, il simbolo a forma di croce latina) bisogna appunto flettere, calare il tono sulla piccola nota segnata in neretto, prendere respiro e ripartire con la stessa frase. Serve per dare una pausa a versi troppo lunghi. Se invece la fletta si incontra ad inizio di un verso è solo per indicare che l’antifona coincide con i primi due versi e che si può omettere (nella recitazione).

Il gregoriano non ha tempo. La frase musicale dura quanto durano le parole della frase del salmo; non c’è il ritmo, si alternano indifferentemente frasi lunghe o brevi, che sulla fletta paiono anche bloccarsi. All’orecchio abituato alla musica occidentale appare faticoso il fermarsi a lungo sulla medesima nota, desidera con ansia il risolversi della melodia. Se il salmo è molto lungo sopraggiunge invece la noia della ripetitività, anche questa aliena alla nostra musica. Infine molti salmi e cantici non hanno un numero pari di (coppie di) frasi, come per esempio il nunc dimittes della compieta, e il canto termina con la prima frase e non con la seconda. Anche questo dà fastidio al nostro ristretto orecchio occidentale.

La voce deve avere un tono il più possibile privo di emozione, né si deve badare all’emozione psicologica che suscita. È atto di preghiera, non musica. Il canto gregoriano non va cercato come dispensatore di facili emozioni o pratica rilassante. Va cercato come respiro dell’anima e non per altro.

I testi della liturgia delle ore a cui possono applicarsi i moduli salmodici sono gli inni, antiche composizioni della Chiesa, i cantici, brani biblici, ma soprattutto i salmi, poesia dell’anima da 2500-3000 anni. A fine di ogni salmo o cantico si aggiunge la dossologia trinitaria così ripartita:

Gloria al Padre, e al Figlio,*
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre,*
nei secoli dei secoli. Amen.

Canta a Lui, ma canta bene. (s. Agostino)